Mentana VS Casapound: ha "blastato" alla grande, oppure ha cercato un discorso costruttivo? Il VIDEO integrale

di Lapenna Daniele

#mentana #casapound #politica #fascismo #razzismo

«Mi hanno accusato di legittimarli [i politici di Casapound] perché discuto con loro. Ma se dovessimo discutere sempre tra persone che la pensano allo stesso modo, che razza di discussione è?».

Questa è la risposta che il direttore di TgLa7, Enrico Mentana, ha dato al giornalista di Repubblica che lo ha brevemente intervistato al termine del dibattito con Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound.

Sui social sono esplose discussioni e post contro Mentana (in particolare, da parte delle pagine Facebook antifasciste) sostenendo che, dare spazio ad un partito dichiaratamente filofascista, non fosse sinonimo di democrazia.
Il giorno dopo è stato affisso, davanti gli studi di La7, uno striscione con la scritta "Mentana coglione, il fascismo non è un'opinione".

MENTANA HA FATTO BENE A PARTECIPARE AL DIBATTITO?
Rispondo di sì, sia perché non ha invitato il rappresentante di Casapound in Tv, nel suo Tg, che dovrebbe esser imparizale, sia perché è un uomo libero e può decidere con chi discutere pubblicamente (e privatamente, ovviamente).
Vi chiederete su cosa non sia d' accordo.

Sulla pagina Facebook del partito Casapound c'è il video integrale (era una diretta) della discussione (dura circa un'ora e quaranta minuti) e, ascoltando qua e là, si ascolta Mentana ripetere costantemente il fatto del proporsi agli elettori senza l' uso della violenza, del volersi candidare e di salire al potere senza usare i metodi del Partito Fascista di Mussolini invitando inoltre Casapound ad esser chiari, di dire di essere un partito sociale, per i cittadini, distaccandosi dalle idee della destra.
Mentana interrompe la spiegazione di Di Stefano
con la frase sopra, e lui risponde «Esatto»
Ora, la mia domanda è: Mentana ha voluto fingersi o è stato realmente accomodante nell' instaurare un discorso costruttivo (non si sa per chi), oppure si è intrufolato nell' arena dei leoni per "blastare" (sbeffeggiare, stroncare, deridere pubblicamente) Di Stefano combattendolo sul suo terreno di battaglia e sconfiggerlo, colpito dalle sue stesse armi?


A CASAPOUND, LA VIOLENZA È DI CASA
Gianluca Iannone
fondatore e presidente
di Casapound
Ho ipotizzato una possibile "blastatura" (consentitemi di utilizzare il termine a modo mio) da parte di Mentana soprattutto perché son sicuro che lui ricordi le azioni dei facenti parte di Casapound negli ultimi anni. Riandiamoli a spulciare per poter mettere sul banco le loro contraddizioni.

Giugno 2008
Casapound viene fondato da Gianluca Iannone [foto a destra], come associazione di promozione sociale con l'occupazione abusiva di uno stabile avvenuta il 26 dicembre 2003 nel rione Esquilino di Roma.
È stato il primo centro sociale di ispirazione fascista. Ulteriori occupazioni, mobilitazioni e iniziative, originariamente limitate a Roma e successivamente estese su tutto il territorio nazionale, connotarono presto CasaPound come un vero e proprio movimento politico.

APRILE 2009
Inannone viene condannato in primo grado a 4 anni per aggressione ai danni di un carabiniere in borghese durante una rissa. Sempre Iannone, insieme ad altri membri di Casapound, aggredisce a Viterbo il giornalista Filippo Rossi accusandolo di diffamazione nei confronti dell'organizzazione.

DICEMBRE 2014
Alberto Palladino, dirigente di CasaPound Italia del IV Municipio di Roma, viene condannato a 2 anni e 8 mesi per l'aggressione ad alcuni esponenti dei Giovani Democratici la notte del 2 novembre 2011.

13 DICEMBRE 2011
A Firenze, un simpatizzante e collaboratore di Casapound, Gianluca Casseri, uccise due venditori ambulanti di origine senegalese, per poi togliersi la vita poco prima di essere catturato dalle forze dell'ordine.

Simone Di Stefano
vicepresidente di Casapound
DICEMBRE 2013
Nell'ambito della protesta estesa capeggiata dal Movimento dei Forconi, un centinaio di attivisti dell'associazione ha manifestato davanti alla sede romana dell'Unione Europea.
In questo contesto si sono verificati scontri con le forze dell'ordine intervenute in assetto antisommossa. Tra i fermati dalla polizia vi è anche il vicepresidente di CasaPound, Simone Di Stefano, che viene arrestato e poi condannato con l'accusa di furto pluriaggravato per aver sottratto come gesto dimostrativo la bandiera della UE sostituendola con quella tricolore.

SETTEMBRE 2016 
Simone Di Stefano viene nuovamente arrestato nel corso dello sfratto di due famiglie che occupavano abusivamente uno stabile, al quale CasaPound ha opposto resistenza tramite il lancio uova, bottiglie, vernice ed oggetti metallici.

CONTRADDIZIONI
la scritta DUX sul monte Giano,
prima e dopo l' incendio di questa estate

Ne avrete trovate anche voi in questo excursus, no? Sentir parlare Mentana di politica senza l' uso della violenza e dell' invito a rinnegare l' appartenenza alla destra o al fascismo, è a dir poco divertente, sia alla luce delle "azioni pratiche" di Di Stefano, condannate dalla giustizia, sia alla luce delle sua e dell' ideologia del fondatore e appartenenti a Casapound.

Nel corso di questa estate, ci sono stati vari incendi in Italia e, uno di questi, ha colpito la famosa scritta DUX, sul monte Giano, tra Abruzzo e Lazio: fu realizzata dalla Scuola Allievi Guardie Forestali di Cittaducale nel 1939, in omaggio a Benito Mussolini, piantando 20.000 pini.
Simone Di Stefano, in un video, fa un appello per recuperare la scritta, sostenendo che l' intervento dei canadair per spegnere l' incendio, sia stato volutamente ritardato ma non per colpa di una volontà antifascista, ma perché lo Stato ha lasciato, in mano dei privati, la competenza della salvaguardia di determinate zone.
«Hanno lasciato bruciare la scritta» denunciò Di Stefano «stranamente non si sono visti canadair ed elicotteri se non quando la situazione era ormai compromessa. Non per la volontà antifascista di cancellare la scritta, ma perché lo Stato ha letteralmente abbandonato la salvaguardia del suo territorio, lasciando ai privati la competenza».

ACCAREZZANDO L' ELETTORE
Leggendo il programma politico di Casapound si possono individuare varie contraddizioni ma soprattutto la volontà di apparire come un nuovo movimento per i cittadini, distante dalla classica politica, volti ad aiutare concretamente la popolazione (ricordiamo i militanti di CasaPound impegnati in Abruzzo nei giorni dell'emergenza terremoto del 2009).

Non so come ragionino gli elettori di Casapound ma, alla domanda di Mentana sul come risolvere concretamente il problema dell' immigrazione, Di Stefano risponde «Lo so che non sarete d' accordo, ma noi vogliamo con un intervento armato dell' Italia in Libia dove ora vige uno stato di anarchia».
Il direttore di Tg La7 risponde «E quando tornano le bare con il tricolore, cosa risponderete agli italiani?».

CONCLUSIONI
Comunque, Mentana ha parlato più dei due rappresentanti di Casapound che, su varie argomentazioni del giornalista, non hanno risposto in maniera chiara e diretta, sembrando in difficoltà.
In conclusione, Mentana ha blastato abbastanza bene, ma certamente è stato un incontro inutile, sterile, sia perché ogni fazione - Mentana e Di Stefano, chi ha ascoltato la discussione e gli elettori di Casapound - rimarrà sulla propria posiziona, sia perché Di Stefano è caduto più volte.

Al minuto 01:03:40 del video, Di Stefano dice
«Di moscheee ce ne sono centocinquanta a Roma, di cui [sottolinea in maniera decisa e da vincente], abusive tantissime».  Casapound occupa abusivamente uno stabile, a Roma, sin dal 26 dicembre 2003. E ho detto tutto.

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